A Cagliari, Matteo Salvini ha espresso ciò che i Sardi vogliono sentirsi dire, ma che allo stesso tempo li infastidisce per il semplice fatto di averlo sentito dire da lui.
In un clima da campagna elettorale americana, con lo sventolio di centinaia di cartelloni blu con scritta bianca “Salvini premier”, il ‘candidato’ ha detto sostanzialmente le stesse cose affermate durante la visita del febbraio 2016, con la differenza che questa volta la platea era molto più numerosa ed entusiasta. È vero, infastidisce che un forestiero si permetta di dire di “alzare la testa”, ma è anche vero che se vivessimo di ciò che produciamo vivremmo di ricchezza.
I luoghi comuni fanno parte di una politica urlata fatta di slogan, ma populismo a parte, ciò che ha sostenuto Salvini pare quantomeno frutto di riflessione. In Sardegna produciamo cibo, energia, turismo e tante altre cose invidiate dal resto del paese e non solo, abbiamo una lingua ed una bandiera. Salvini parla di immigrazione come un fastidio, come un problema sfuggito di mano che si ripercuote sui cittadini sotto forma di insicurezza sociale. Non è forse così?
Gli slogan con la ruspa fanno parte di una politica di impatto che colpisce i cittadini, ma od onor del vero sono in pochi coloro che ad oggi vedono in questa immigrazione una risorsa da poter sfruttare, sopratutto a Cagliari, meta diretta del fenomeno degli sbarchi dal nord Africa che non conosce alcuna sosta. “Mi fa imbestialire che debba arrivare l’ultimo degli arrivati da Milano a dire ‘Sardi, su la testa’ “. Fa male ammetterlo, ma non è che Salvini nello specifico avesse un po’ di ragione?
Andy Capp
(admaioramedia.it)
One Comment
Pierangela Masili
No, non serve. Lo prova il fatto che la lega in Sardegna non riesce a presentare neppure una lista. Fa ascolti da condominio e il 95% dei commenti sui quotidiani sono di chi lo disprezza.