I dati sulla natalità in Sardegna registrano ormai una situazione drammatici… i figli non nascono. Ultimamente il fenomeno si è ulteriormente aggravato ed è imprescindibilmente correlato anche ai dati sullo spopolamento delle zone interne. Infatti, al di là dei continui slogan propagandistici degli ultimi anni, non si può affatto dire che una certa politica, quella di sinistra, abbia fatto alcunché per risolvere, o almeno tentare di risolvere un problema che, se sottovalutato ancora, diventerà uno dei più gravi e più ardui da superare.
Nella nostra Isola (ma anche nel resto d’Italia) i nuovi nati ormai sono calati in modo esponenziale e di anno in anno il problema è sempre più forte e sentito. Sembra un impedimento banale, ma in realtà la nascita di un bimbo genera una reazione a catena che coinvolge tantissimi settori: commerciale, amministrativo e sanitario. Un neonato mette in moto una macchina socio-economica in grado di dare impulso ad una gran parte dell’economia sarda: servono esami durante le gravidanze, visite mediche continue (ginecologi, ostetrici, pediatri e specialisti vari), durante la fase di crescita del bambino serviranno i beni di prima necessità, le pappe, i giocattoli, l’abbigliamento, ma anche i servizi ad esso legati, baby sitter, asilo nido ecc… Nonché tutta una serie di adempimenti amministrativi che spesso comportano dei costi. Seguiranno la scuola e la formazione, lo sport e lo svago. Insomma, un vero e proprio motore che su articolazioni diverse e piani differenti smuove realmente tutti i processi economici. Pertanto, senza figli non c’è futuro. Non procreare e costruire una famiglia determina una diminuzione non solo della popolazione, ma soprattutto un depauperamento economico stimato in circa 4,3 miliardi di euro.
A fronte di una situazione così palesemente difficile e ormai consolidata abbiamo sentito solo slogan: non è poi cosi lontano il tempo in cui la ministra Lorenzin, con estremo candore, nel 2016 invitava gli italiani a fare più figli… facendosi seppellire dalle polemiche e dagli insulti. Si tratta della medesima parte politica che ancor oggi vede una possibile soluzione al problema con l’accoglienza degli immigrati: la vera e unica soluzione per garantire un nuovo impulso all’economia (soprattutto di chi sta dietro al business) e in grado di combattere lo spopolamento. Si tratta di teorie che, senza falsa ipocrisia, non tengono minimamente in considerazione le esigenze, i sogni e diritti dei Sardi, ma d’altronde è noto che, per una certa politica, la famiglia non viene più intesa come centro propulsore della comunità e i dati sulla disgregazione familiare ne sono un ulteriore conferma. Forse è veramente il caso che la politica si attivi concretamente per trovare soluzioni. La politica dovrebbe farsi carico del problema in modo serio e senza ulteriori indugi, bisogna scongiurare ulteriori decrementi demografici per evitare le nefaste conseguenze ormai neanche troppo lontane. Le soluzioni per una seria politica di sostegno alle famiglie ci sono e spesso sono dietro l’angolo. Esistono già esempi di buone prassi, come in Trentino, dove è stato istituzionalizzato un centro regionale che si occupa di politiche familiari. In Sardegna, il problema viene affrontato da alcune associazioni come ad esempio il Forum delle associazioni familiari, che racchiude oltre 50 associazioni di famiglie numerose, si occupa di capire quali sono i reali problemi delle famiglie e di offrire loro un concreto sostegno, con l’obiettivo di supportare una famiglia già esistente e di consentire a chi ancora non l’ha creata di farsene una.
Negli anni scorsi si è assistito a politiche di sostegno alle famiglie attuate in modo disomogeneo, senza alcun criterio ragionato e senza alcuna programmazione. Questo modo di operare non può dare fiducia o entusiasmo a chi vorrebbe pianificare una famiglia, ma crea esclusivamente paura e sconforto. Si pensi al sostegno erogato dai Comuni per il pagamento delle rette degli asili nido. L’erogazione del contributo è per cosi dire ‘umorale’: un anno viene concesso e l’anno successivo viene invece cancellato. In questo modo i possibili genitori sono disorientati, privi di certezze e così, sconfortati, non possono programmare o realizzare il proprio sogno di creare una famiglia.
Altresì, sono scarse, se non quasi inesistenti, le politiche sulla casa. Questo è un altro aspetto imprescindibile per chi vuole fare politiche familiari serie e strutturate nel tempo: bisogna dare continuità e certezza agli interventi, in modo che trasmettano maggiore fiducia a chi vuole farsi una famiglia. Infine, sono certamente minime e non apprezzabili le politiche di incentivazione fiscale per le famiglie. La Regione dovrebbe veramente sostenere una programmazione di servizi organizzati e continui, attuando concreti interventi fiscali e per la casa pro-family. Dovrebbe creare un dipartimento che si occupi esclusivamente di politiche familiari; una politica regionale accorta e sensibile al problema dovrebbe realizzare sinergie e sostegno a tutte le associazioni che operano nel settore in modo da creare una rete di agevolazioni fiscali e contributive e un concreto sostegno amministrativo per tutte le famiglie, in particolar modo verso quelle meno agiate come già succede ad esempio ad Alghero, la cui Amministrazione comunale ha aderito ad un vero e proprio network che si occupa di famiglie e famiglie numerose.
Gabriella Mameli
(sardegna.admaioramedia.it)