Non ha parlato invano Severgnini qualche settimana fa, il suo suggerimento di affidare le terre agli immigrati è stato accolto tempestivamente dalla Cgil che, durante un incontro con il presidente Pigliaru, ha proposto un "progetto per l'integrazione dei migranti in Sardegna" legato ad un "disegno di legge sul lavoro di qualità in agricoltura".
"Offrire ai migranti un ruolo attivo nella nostra società – ha spiegato il segretario generale sardo, Michele Carrus – ma anche cogliere una grande opportunità, ripopolare le nostre aree interne con molteplici obiettivi, quello di un nuovo sviluppo dell'agricoltura e della difesa del suolo e degli assetti idrogeologici, ma anche di rivitalizzazione dei paesi in progressivo abbandono. Si possono realizzare attraverso il Piano di sviluppo rurale, la nuova programmazione territoriale e le politiche per l'integrazione".
La proposta del sindacato ha la "massima attenzione della Giunta – hanno detto il presidente Pigliaru e l’assessore del Lavoro, Virginia Mura – L'agricoltura può svolgere un compito essenziale per favorire l’inclusione. Attualmente la quota dei migranti che trova lavoro in agricoltura è molto bassa rispetto a quanto accade in altre regioni, ma combattendo l’illegalità e organizzandoci con regole chiare e la giusta flessibilità, lavoriamo perché possa aumentare".
Per Marcello Orrù, consigliere regionale del Psdaz, si tratta di una "proposta inaccettabile, che lascia esterrefatti. È possibile che arrivi da uno dei sindacati più importanti, che dovrebbe avvertire ogni in maniera diretta la grave crisi sociale e occupazionale che colpisce tantissimi sardi e le loro famiglie? Va respinto con decisione al mittente. Lo spopolamento si combatte con ben altre politiche, creando opportunità di sviluppo legate all'ambiente, alla qualità della vita e al benessere, all'industria alimentare e turistica, sostenendo gli agricoltori e i produttori locali e non di certo impiantando nuovi popoli che sostituiscano gli abitanti delle zone interne".
“Favoriamo tutti coloro che in un periodo di crisi vogliano tornare a lavorare in agricoltura, non solo gli immigrati – ha commentato Paolo Truzzu, consigliere regionale di Fratelli d’Italia – Negli ultimi cinque anni 6.600 sardi hanno lasciato l’Isola. Non fuggivano da guerre e terrorismo, ma dalla fame che sembra essere l’unica prospettiva. Bisogna dare vita a un piano di rinascita serio, finanziare il microcredito per chi vuole fare impresa rurale (una delle promesse non mantenute da questa Giunta) e avviare rapidamente i progetti per il primo insediamento in agricoltura. La soluzione della Cgil è una vera è propria sostituzione etnica della popolazione. Basta con il razzismo nei confronti dei Sardi”. (red)
(admaioramedia.it)
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