Ho votato ‘no’ all’accordo patacca sulle servitù militari per due ragioni precise. La prima è politica e l’altra è nel merito dell’intesa Pigliaru-Pinotti.
Ritengo, infatti, che sul tema dell’occupazione militare in Sardegna il messaggio politico che la Regione deve dare al Governo italiano deve essere chiaro e inequivocabile: no alle basi militari che preparano la guerra e no ai veleni dei poligoni. Tutto il resto sono tatticismi, strumentalizzazioni e arrampicate sugli specchi, una pratica in cui si sono cimentati in tanti, soprattutto dai banchi della sinistra, nel corso del dibattito in Aula sulle servitù militari. Spacciare per conquiste la rielencazione di beni e immobili già oggetto di precedenti accordi o festeggiare la liberazione temporanea di qualche spiaggia significa affrontare un tema vitale per la nostra Isola come una semplice pratica amministrativa. Ed è evidente che la questione delle servitù militari non è una questione amministrativa e burocratica ma è una questione squisitamente politica e come tale deve essere affrontata nel confronto con lo Stato.
Nel merito dell’intesa, evidenzio soltanto che il Presidente della Regione andrà a firmare un accordo con un Ministro che ha già inscatolato i faldoni del suo ufficio e con un Governo che è in via di liquidazione. Mancano cioè i più elementari presupposti per dare un minimo di credibilità ai contraenti l’accordo sulle servitù militari. Sempre che, dopo l’intesa beffa sulle entrate, qualcuno sia ancora disponibile a concedere un credito alla Giunta regionale e al Governo del centrosinistra in Sardegna e in Italia.
Antonello Peru – Consigliere regionale di Forza Italia
(admaioramedia.it)