Campagne elettorali e ‘candidati onorevole di turno’ delle diverse fazioni politiche sono solo un dettaglio: nelle aree periferiche sarde in tanti hanno promesso impegno, in pochi sono passati dalle parole ai fatti. Per trovare un riscontro è sufficiente recarsi in Barbagia, dove l’assenza delle istituzioni regionali e statali è totale. Ma è osservando, solamente alcune delle innumerevoli problematiche che accumunano questo territorio, che si giunge alla conclusione di come quello attuale sia uno dei periodi più bui della storia barbaricina. Oltre al famigerato disinteresse politico, le ragioni del declino sono varie e ricercabili partendo dal male di tutti i mali: la crisi economica. Fenomeno capace di contribuire a generare la recente scure di tagli messa in atto nei confronti dei servizi zonali e un forte spopolamento verso le grandi città isolane. Inesistenti le misure per contrastare la crescente disoccupazione e valorizzare l’istruzione, che trovano nell’emigrazione all’estero e nell’abbandono scolastico dei fedeli alleati. E poi elevata tassazione, isolamento geografico e carenze nelle reti infrastrutturali, ora più che mai handicap incolmabili.
Dinanzi ad un quadro che definire allarmante forse sarebbe riduttivo, le soluzioni proposte nel corso degli anni sono state pochissime e talvolta mal utilizzate, complice l’incapacità di alcuni amministratori comunali. Se nell’epoca delle ‘vacche grasse’ si registravano valanghe di finanziamenti, oggi a farla da padrone è solamente la distribuzione di vantaggi alle città politicamente vicine alla Giunta regionale. Nel frattempo, nell’entroterra, i sindaci vengono lasciati sempre più soli e obbligati a risolvere i danni creati da altri. Fondamentali per colmare i vari malanni, si rivelerebbero la concessione di sgravi fiscali, significativi interventi viari e il potenziamento dei presidi comprensoriali, punti di partenza per ridare nuova linfa all’economia, facilitando investimenti ed esportazioni.
Il ritorno ai settori agricolo, artigianale e dell’allevamento potrebbe dimostrarsi una scelta vincente. Giorno dopo giorno, in tanti sono attratti dai tre ambiti, che trovano nelle attività a conduzione familiare e nella lavorazione dei prodotti di nicchia una sicura via di sviluppo. Il reparto suinicolo meriterebbe ben altra attenzione: la nascita di una filiera controllata e certificata del suino in Barbagia, andrebbe a garantire la presenza sul mercato di carni sane e di qualità, dando il giusto apporto a debellare la peste suina. Il settore caseario, se migliorato ulteriormente, troverebbe degli interessanti scenari nei mercati asiatici e americani, fortemente attratti dal cibo nostrano. Da tempo non smette di essere oggetto di dibattito anche il tema del turismo. Mentre da un lato, si susseguono storiche proposte atte ad incentivare un concreto motore occupazionale, dall’altro, gli imprenditori fortemente divisi fra essi continuano a non fare sistema. Il tutto trova conferma, quando i pochi vacanzieri esteri e nazionali rimasti preferiscono i soggiorni nelle coste, snobbando le più scarne offerte proposte nel nuorese. Manifestazioni del calibro di “Autunno in Barbagia” devono essere oggetto di riflessione perché possono aver senso solamente laddove è particolarmente attivo un tessuto produttivo di materie prime e un attaccamento alla storia passata. Far finta per un weekend che tutto quanto esposto in vetrina sia frutto delle tradizioni locali rappresenta il peggior marketing da ‘vendere’ al turista. A mancare, a causa dell’inettitudine dell’Assessorato regionale preposto, è inoltre un piano di promozione del centro Sardegna, opportuno per promuovere un patrimonio storico e ambientale degno di nota.
Le chiavi per rimettere in moto un territorio dimenticato da tutti sono molteplici. Tra le principali, l’approvazione di una legge sulla montagna, contenente delle misure di sostegno per l’economia e di contrasto della disoccupazione e l’investimento nella formazione dei giovani lavoratori reintroducendo delle scuole di avviamento professionale. La Barbagia non può più permettersi lunghe attese. Le priorità sono innumerevoli. In caso contrario sarà la fine di uno dei territori più isolati del Paese.
Giorgio Ignazio Onano – Belvì
(admaioramedia.it)
5 Comments
romano
Lo spopolamento della Barbagia e di tutte le zone interne lo si ottiene solo con la realizzazione della Zona Franca integrale, mentre i punti o i porti franchi non fanno altro che incentivare lo spopolamento. Che i politici ci riflettano!
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