Tabula rasa

9 Comments

  1. 1

    Tats

    Rosicaaaaa!!

    comunque, prima di scrivere un articolo, almeno controlla il significato delle parole che usi. Queer non è sinonimo di gay, leggi anche solo wikipedia, ignorante! 

  2. 2

    Ad Maiora Media

    Gentile Tats,

    queste sono le parole di Carlo Cotza (portavoce Associazione Arc) durante la presentazione della manifestazione al Comune di Cagliari: "Queer, un suffisso che indica la nostra comunità in maniera sintetica".

    Può ascoltarle con le sue orecchie nel video prodotto dal Comune di Cagliari:  

     

    Se anche il signor Cotza sia da considerare un 'ignorante' (nel senso che ignora) o non si sia abbeverato a wikipedia non è dato sapere. Comunque, prima di scrivere un commento, almeno si documenti!!!

    Ad Maiora Media

  3. 3

    Gigi Cabras

    Appunto. La nostra comunità non è solo gay: è L.G.B.T. e Q. (cioè Queer). 1. è evidente che non sappia cosa significa; 2. se non sa cosa vuol dire una parola, forse non dovrebbe scriverci un articolo; 3. se non sa scrivere articoli su un tema che sceglie, forse meglio fare altro, o almeno migliorare la preparazione preliminare. In tutto questo, può informarsi su cosa sia la Queeresima nel sito (www.queeresima.it); può anche scoprire quanto sia serio il modo in cui viene organizzata grazie a decine di realtà culturali su tutto il territorio; può anche pensare che l'uso delle parole sia portatore di significati politici, invece che uno sfottò. O dobbiamo per forza passare tutte/i per becere, pittoresche macchiette del Bagaglino? La "traversata" che parte dalla giornata dedicata alla memoria delle vittime dell'omofobia e della transfobia, attraverso quaranta giorni di cultura e incontri, fino alla catarsi (una vera e propria "resurrezione" sociale, festosa e chiassosa) del corteo liberatorio dell'Orgoglio, è serissimo e ponderato. Se a lei, che si nasconde dietro un evocativo nickname, sembra frutto di un vizietto… be', temo davvero che il problema sia soprattutto suo (e di chi, come le sentinelle in piedi, rigira soddisfatto il suo "articolo"). Buon lavoro e, se ha voglia di farsi una chiacchierata, faccia un salto a uno dei quaranta e più eventi della Queeresima 2015.

  4. 4

    Ad Maiora Media

    Gentile Gigi,

    la prossima volta che ci assalirà la spudoratezza di pubblicare un commento libero, ma 'sgradito', chiederemo il permesso alla comunità LGBTQ, così da non incorrere almeno in lezioni di giornalismo.

    Grazie del suggerimento e dell'invito.

    Ad Maiora Media

  5. 5

    Tats

    La libertà di stampa da il diritto anche a persone come lei di poter scrivere su argomenti che non conosce, senza dover chiedere il permesso a nessuno. Lo scrupolo morale di volersi informare prima di sentenziare è più una questione di sensibilità. La saluto con le parole di moretti. Cambi solo il soggetto dell'argomento  http://youtu.be/lpOhpCkc__c

  6. 6

    Gigi Cabras

    Purtroppo non si trattava tanto di un commento libero, quanto più di un'insinuazione, frutto di uno sbrigativo pregiudizio. Quindi, giammai chiedere il permesso a chicchessia di scrivere alcunché, caro/a Medusa: ma chiedere informazioni qualora si sia in dubbio sui significati e motivi… be' sì, quella potrebbe essere una buona mossa. Prego!

  7. 7

    Ad Maiora Media

    Gentile Tats,

    la stessa libertà di stampa, che concede al nostro giornale on line di pubblicare i pezzi dei nostri collaboratori senza chiedere il permesso a chicchessia, dá il diritto anche a persone come lei di leggere altro oppure di commentare liberamente.
    Quanto allo "scrupolo morale di volersi informare", è forse parente stretto di quello che le ha fatto scrivere che "queer non è sinonimo di gay", contrariamente a quanto sostiene il rappresentante di Arc nel video che le ho segnalato? O forse dando dell'ignorante a chi si documenta, in questo caso direttamente dalla fonte LGBTQ, non ha seguito il consiglio di Nanni Moretti, che lei vorrebbe fosse una regola per gli altri?

    La saluto con le parole del poeta Ezra Pound: "E' molto difficile per un uomo credere abbastanza energicamente in qualcosa, in modo che ciò che crede significhi qualcosa, senza dare fastidio agli altri"

    Ad Maiora Media

  8. 8

    Medusa

    Mi sembra corretto rispondere in prima persona ai commenti direttamente postati su questo sito o suscitati dalla condivisione in altri contesti del pezzo di cui sopra, per dire, anzitutto, che la mia reazione è di grande perplessità.

    Mi appartiene la certezza di non aver scritto nulla di “livoroso” o offensivo nei confronti del portavoce Arc o del “mondo Queer; LGTB; etc.” Ho semplicemente sottolineato la provocazione (elegantemente glissata in occasione della conferenza stampa) che sta dietro al termine “queeresima” e precisato che di tali provocazioni “una certa parte” della comunità militante arcobaleno si è sempre fatta portatrice, sconfinando – lo ribadisco – anche nell’offesa palese e dichiarata. Mi suscita perplessità che le reazioni, scandalizzate e sdegnate, si giochino tutte sulla mia presunta incapacità di cogliere le esatte sfumature  e sfaccettature del termine “queer” o sulla firma anonima sotto l’articolo.Reazioni, peraltro, che per lo più si rinvengono da commenti o tweet altrettanto anonimi.

    Invece, l’unica vera chiamata in causa quella comunità avrebbe dovuto leggerla nell’auspicio di lasciare a chi ha una diversa opinione la libertà di esprimerla, come nel caso della manifestazione delle “Sentinelle in piedi” della scorsa domenica. Ma, le azioni di disturbo e provocazione, erano pianificate da tempo e, anche a Cagliari è andato in scena il teatrino paradossale di persone che manifestano contro altre persone che manifestano, rendendo necessaria la presenza di decine di poliziotti, per evitare che anche a Cagliari succedesse ciò che spesso si è visto in altre parti d’Italia e che certo non fa onore alla “comunità”.

    Dove ho mai scritto, come mi è stato contestato, che il programma delle 40 giornate non sia stato organizzato “seriamente”? Dove ho mai espresso un pregiudizio verso chicchessia? Quale sarebbe il significato “politico” (e non sarcastico) di accostare la “Queeresima” alla “Quaresima”? Ma, soprattutto, dove si fa il “Master in comunità LGTB”, tale da attestare il proprio diritto a parlarne o scriverne? Perché non ammettere, invece, che ciò che disturba quando si parla di certi argomenti è il semplice fatto di discostarsi dalla vulgata politicamente corretta e “open minded” che vuole certe cose meritevoli e giuste per definizione? Perché non ammettere che quella tolleranza e quel rispetto verso “l’Altro”, comunque inteso, finisce dove iniziano certi dogmi, a provare a scalfire i quali si viene tacciati di “omofobia”, “ignoranza” e “oscurantismo”?

    Lo sanno bene omossessuali illustri che hanno osato esprimere un concetto non allineato alla suddetta vulgata sull’idea di famiglia e sono stati rinnegati. Ne ha fatto le spese anche chi, pronunciandosi in quella che era una semplice scelta di marketing, è stato costretto a pubblica abiura da un linciaggio mediatico disarmante. C’è un problema grave di “eterofobia” che non si esaurisce nell’odio per gli eterosessuali, ma – rispondendo alla più stretta etimologia della parola – diventa odio verso “l’Altro” (fosse pure gay), nel momento in cui professa un’idea diversa e malgrado la affermi con pacatezza e senza arrecare offesa.

    Ringrazio ( e lo dico senza ironia) il Signor Gigi Cabras per l’invito ad approfondire e a partecipare alle attività dei 40 giorni. Tuttavia, io ho letto con accuratezza il programma: essere critici verso qualcosa, non significa ignorarla o non averla capita. E ho assistito anni fa al Pride al Poetto: ho due osservazioni da fare in proposito: 1) effettivamente la sua evocazione del Bagaglino e delle “maschere pittoresche” la trovo particolarmente calzante per una simile parata; 2) non ho visto nessuno, in quel contesto, inscenare flash mob o portare avanti azioni di disturbo coordinate e organizzate, per boicottare la vostra “catarsi, festosa e chiassosa”. E conosco certi ambienti abbastanza bene da sapere che quella sfilata, così come l’oscurantismo del politicamente corretto che emerge da certi commenti, non appartiene all’intera “comunità” che pretendete di rappresentare. Mutuando, infine, l’invito che mi è stato rivolto, vi chiedo di non parlare/scrivere di ciò che non conoscete: non parlate di rispetto e tolleranza perché avete dimostrato di non conoscerne il significato o, quanto meno, di non essere in grado di metterlo in pratica al di fuori della vostra “comunità”.

    Medusa

  9. 9

    Tats

    Rispetto al commento dell'operatore di ad maiora media rispondo che le parole riportate da Carlo Cotza come anche lei ha pubblicato sono state "queer, un suffisso che indica la nostra comunità in maniera sintetica", ecco. La nostra comunità non è solo gay. È LGBT e ancora più in generale raccoglie tutte quelle persone che non si identificano in quella visione eteronormata che sin da piccoli conosciamo. Questo lo dico, non per sembrare una maestrina, piuttosto vorrei semplicemente che certe questioni siano apprese definitivamente. E proseguendo il nostro bellissimo gioco di aforismi concludo con lei Con una breve citazione di Rosa luxemburg: "La rivoluzione comincia con il chiamando le cose con il nome giusto".

    Per quanto riguarda il commento (articolo) di Medusa rispondo dividendo in punti:

    – il fatto che ci sia stata una contro manifestazione domenica scorsa non delinea il fatto che tutti i gay siano provocatori, rissosi etc. Come non tutti i giornalisti sanno sempre di quel che scrivono. Mai fare di tutta l'erba un fascio. E comunque la contro manifestazione è stata più che pacifica. I poliziotti li hanno chiamati gli organizzatori delle sentinelle in piedi in maniera preventiva, perché non si sa mai, giustamente. Io ho assistito a cose molto più angoscianti, come lancio di pietre all'ultimo pride a Cagliari, per cui non dica che non è mai successo niente alle nostre manifestazioni. Le uova sono 4 anni che vengono lanciate. E questo non fa onore alla sua "comunità". Ma io non generalizzo e credo e spero che lei sia una persona più pacifica.

    – rispetto alla parola queeresima definirei la scelta del termine, più che sarcastica, politicamente provocatoria e rimane innegabilmente affine al concetto di quaresima. Etimologicamente vuol dire 40 giorni e 40 sono i giorni che intercorrono tra la giornata mondiale in memoria delle vittime dell'omofobia e la giornata mondiale del pride. Nella nostra interpretazione la penitenza si trasforma in cultura che culmina poi nella nostra rinascita in un momento di festa e autodeterminazione. A volte può accadere che per una persona sapere che altre 6mila persone erano tutte riunite per l'unico obbiettivo di accettazione di qualsiasi diversità può fare molto bene. – infine, rispetto alle critiche rivolte a chi non la pensa come noi, per esempio i gay che non credono nel pride, dico semplicemente che io mi batto quotidianamente anche per loro. Ogni persona è un individuo a sè e fa quel che crede. Ci sarà anche qualcuno che insulta queste persone, ma appunto io non generalizzo. credo solamente che lei abbia davvero rosicato per l'entusiasmo mostrato dalla giunta circa l'iniziativa e si sia nascosto dietro a questioni tipo il problema della viabilità cittadina, ma quasi lodando le sentinelle in piedi. Se le questioni sono poco importanti dovrebbero esserlo da entrambe le parti. Ma se queste sentinelle si stanno facendo sentire sempre di più forse l'argomento è più che scottante e perciò anche la politica prende posizione.

    Tatiana 

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