Osservare il lento declino dei centri della Barbagia provoca rabbia. Troppa rabbia. Soprattutto, se le cause di questa debacle sono originate dal disinteresse della classe politica regionale, da troppi anni obbediente alle volontà despotiche di Roma e con sempre meno voce in capitolo nello scacchiere politico nazionale.
A farsi portatori di quest’arte troviamo i professori dell’attuale Giunta regionale, il presidente Pigliaru, i consiglieri regionali di maggioranza e qualcuno di opposizione. Analizzando il profilo del Governatore emerge chiaro un primo dubbio: “Come è possibile che a rappresentarci sia un tecnico e non un politico?”. Per trovare delle motivazioni è necessario fare un passo indietro e più precisamente all’ultima tornata elettorale del febbraio 2014, quando un Pd in piena crisi defenestrò Francesca Barracciu dalla corsa per la guida della Regione, in seguito allo scandalo sui rimborsi chilometrici. Nel partito nessuno ambiva a prendere le redini della situazione e proporsi come sostituto. Da qui la scelta di individuare un tecnico. Nacque così la scelta, di trovare nella figura del docente universitario sassarese il candidato ideale per soddisfare le aspettative dei radical chic nostrani.
Se da una parte Ugo Cappellacci e la sua coalizione proponevano un proseguo della precedente legislatura capace di guardare anche al futuro delle zone interne, dall’altra il centrosinistra prometteva di andare ben oltre con lo slogan “Cominciamo il domani”. Il marcato astensionismo dalle urne, l’uscita dei big Mauro Pili e Claudia Lombardo dal centrodestra, il distacco di Forza Italia dal suo elettorato, contribuirono a favorire il cammino di Pigliaru verso la vittoria. Il famoso domani citato nei manifesti elettorali è cominciato, ma in una direzione opposta rispetto a quella in cui speravano gli elettori. Chi si aspettava un ritorno del ‘sassaricentrismo’ è rimasto deluso da una politica protesa all’ingrasso di Cagliari e alla conseguente spolpatura delle zone interne. Dopo circa due anni di governo, i provvedimenti attuati sono ben pochi, perlopiù disastrosi e inadatti a coprire le problematiche che vive l’Isola. Nel palazzo di viale Trento pare che le priorità siano altre: i lavori in corso per la riforma degli enti locali, i drastici tagli alla sanità, l’aumento dell’Irap per le poche imprese rimaste in attività e dell’Irpef, l’ormai prossimo abbandono di Ryanar dagli scali sardi.
Ma è recandosi in Barbagia e negli altri territori periferici che si può avere modo di constatare la dannosa scure adoperata negli ultimi mesi. Il menu è ampio è parte dal depotenziamento dell’ospedale San Camillo di Sorgono, alla chiusura di numerosi presidi scolastici, per giungere alla soppressione di vari uffici pubblici e alla recente ‘potatura’ dei cantieri verdi. Non secondari per ordine di importanza appaiono i casi legati al malfunzionamento della rete stradale, che vede nelle arterie Desulo-Fonni, Cossatzu-Tascusì, Teti-Tiana e Gadoni-Seulo concreti esempi di abbandono, incentivati anche dalla chiusura delle Province. Dei famosi pulmini, promessi dall’Assessorato regionale dell’Istruzione ai Comuni coinvolti nella chiusura delle scuole, nessuna traccia, così come sembrano lontane anni luce le promesse per favorire lo sviluppo di nuove forme di imprenditoria e di sostegno occupazionale. Se pensiamo poi alle eccellenze che anziché essere salvaguardate rischiano di finire in malora, come il trenino verde (tra i pochi motori di trazione turistica rimasti), non resta che metterci le mani in testa.
Pigliaru e i suoi assessori in Barbagia non si sono mai visti, con pochissime eccezioni. Anche Autunno in Barbagia sembra non essere più la meta prediletta per le passerelle politiche volte alla ricerca di consensi. I consiglieri regionali del nuorese preferiscono la più comoda location dell’aula di via Roma dimenticandosi dell’impegno stretto con i cittadini al momento della loro candidatura. Intanto, dal territorio iniziano a farsi sentire i primi disappunti. Prende forma l’idea di rifugiarsi nell’antipolitica, ritenendo che l’indipendentismo sia l’unica ancora di salvezza e i grillini gli unici puri rimasti in circolazione. Appare logico chiedersi quale possa essere il futuro di un’area geografica, sempre più spogliata di servizi fondamentali per il cittadino, con una disoccupazione giovanile ai massimi storici e un’emigrazione in continuo incremento. Per contrastare questo triste declino sono necessarie scelte precise e coraggiose, ma soprattutto la voglia di mettere da parte quei campanilismi che da troppo tempo regnano senza produrre alcun beneficio. E’ giunto il tempo di passare dalle parole ai fatti, chiedendo ad alta voce ciò che spetta alla Barbagia. Lavorare fin da domani per mandare a casa Giunta regionale e consiglieri regionali assenti potrebbe rivelarsi il primo passo verso la rinascita di un centro Sardegna che merita sicuramente di meglio e non un triste ed indecoroso spettacolo.
Giorgio Ignazio Onano – Belvì
(admaioramedia.it)
21 Comments
Romano
L'unica ancora di salvezza per le zone interne e per tutta la Sardegna è quella di ottenere la Zona Franca integrale. A meno che non si voglia scegliere, come ultima spiaggia, di vendere il territorio e le zone costiere agli sceicchi del Qatar, finanziatori dei tagliagole dell'Isis e fare della Sardegna un territorio islamico, con le sue moschee ed i suoi minareti. Romano
Gianni Corda
Se fosse solo la Barbagia……..
Franco Salis
Mi verrebbe voglia di scrivere : peggio per voi che ve.lo siete votato ad occhi chiusi.
Marco Pinna
Sono elettori della sinistra. E’ ora di smetterla di votare a sinistra e piangere sulla loro “politica” .
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