In Sardegna ci sono oltre 720mila nuclei familiari, composti in media da 2,29 persone: si tratta di soggetti sociali importanti che dovrebbero essere centrali nella visione di chi governa. Negli ultimi anni, però, si trovano spesso in difficoltà, sia per carenze economiche che per la mancanza di adeguati servizi. In questo quadro, l’Isola si colloca nelle parti basse della classifica nazionale, sopratutto per indice di natalità. Seppure, la politica, anche quella sarda, ha provato con alcune proposte a dare risposte alle esigenze delle famiglie, i risultati sono ancora troppo deboli.
Questa volta i capigruppo di maggioranza ed opposizione hanno stilato una proposta di legge unitaria da presentare in Consiglio regionale: «Prende spunto dal manifesto delle associazioni dei familiari pubblicato nel 2014 in campagna elettorale per le regionali e sottoscritto da candidati di tutti gli schieramenti – ha spiegato Walter Piscedda, consigliere del Pd – Colmiamo un vuoto legislativo con l’obiettivo di mettere in campo risorse per sostenere i nuclei familiari con interventi a favore dell’infanzia, dei diversamente abili e degli anziani e favorire, allo stesso tempo, la formazione di nuovi nuclei».
La proposta punta al riconoscimento delle famiglie numerose ed al potenziamento delle politiche per la casa, mettendo in campo stanziamenti straordinari a favore dei Comuni per il sostegno alle famiglie in difficoltà e promuovendo l’associazionismo familiare. Sono previsti l’istituzione di una Consulta regionale, degli Osservatori comunali e dei Centri integrati per le famiglie. Questi ultimi avranno il compito di prevenire le situazioni di disagio e sostenere i nuclei con minori in situazioni di difficoltà. Previsti, inoltre, il potenziamento dei nidi per l’infanzia, ludoteche, servizi domiciliari, la valorizzazione del lavoro di cura familiare non retribuito con la copertura assicurativa dei rischi infortunistici casalinghi. Immancabile spazio alle unioni civili con la promozione dei registri nei Comuni, oltre che l’applicazione del regime amministrativo anche agli stranieri residenti in Sardegna.
«Mettiamo a disposizione 25 milioni di euro in un triennio – ha spiegato il capogruppo del Pd, Pietro Cocco – questa proposta di legge è la dimostrazione che sui grandi temi la politica riesce a restare unita». «E’ il primo tentativo di dare una risposta organica a una materia complessa – ha aggiunto il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis – questo è l’aspetto innovativo della proposta di legge e contiamo di portarla al più presto in Aula per l’approvazione definitiva».
Per Daniele Cocco, capogruppo di Sel, è un provvedimento «che può benissimo integrarsi con il Reis (Reddito di inclusione sociale). La Sardegna è attenta alle emergenze sociali, sta alla politica fare in modo che le leggi vengano attuate». «Per rendere la proposta più efficace servirà asciugarla e renderla più snella – ha detto il capogruppo dell’Udc, Gianluigi Rubiu – non deve essere una semplice erogazione di risorse ma uno strumento al servizio della famiglia e del volontariato». «L’obiettivo della legge – ha sottolineato il capogruppo dei Cristiano Popolari Socialisti, Pierfranco Zanchetta – è dare speranza e fiducia a chi vuole formare una famiglia. Il rischio è che il basso indice di natalità trasformi la Sardegna in una terra sempre più vecchia e senza prospettive».
Per il capogruppo sardista Angelo Carta « è un bel passo del Consiglio, una risposta concreta ai giovani che guardano al futuro». Giudizio condiviso dal capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni: «Sono state recuperate iniziative legislative presentate negli anni scorsi e fatta una sintesi, speriamo che il provvedimento arrivi presto in Aula».
Il provvedimento, però, non è piaciuto a Paolo Truzzu, consigliere regionale di Fratelli d’Italia, che non ha firmato la proposta perché la ritiene debole («considera la famiglia come soggetto passivo e non attivo e non contiene alcuna proposta per combattere la crisi demografica») e considera insufficienti i 5 milioni di euro proposti come dotazione della legge: «Pochi soldi e nessun intervento strutturale che inverta la tendenza alla denatalità e sostenga efficacemente i nuclei familiari. Da sempre mi sono battuto per riportare le politiche a sostegno della famiglia al centro dell’azione politica, ma gli interventi proposti e il finanziamento su cui dovrebbero reggersi sono veramente poca cosa».
«In occasione della scorsa Finanziaria – ha aggiunto Truzzu – avevo proposto chiesto fossero messi in bilancio 50 milioni di euro (meno dell’1% dell’intera manovra) soltanto per l’istituzione di un bonus natalità fino al quinto anno di vita del bambino. Ora con 5 milioni si pensa di dare un contentino, poco più che un’elemosina, alle tante famiglie sarde, numerose o meno, che soffrono per la lunga crisi economica e sociale della nostra terra. Avere un figlio non deve mai essere un lusso, ma un’opportunità per tutti e la famiglia va intesa come soggetto sociale da promuovere, non solo come soggetto debole da assistere, essendo capace di fornire servizi, curare i più deboli, servire da ammortizzatore economico nella straordinaria situazione di crisi che attanaglia i nostri territori». (red)
(admaioramedia.it)