La truffa, del valore di circa 100.000 euro, era stata architettata dalla figlia di un anziano, non più capace di provvedere autonomamente alla gestione dei propri interessi, tanto che era stata nominata amministratrice di sostegno dal Giudice tutelare di Cagliari. Però, la donna, con la complicità del fratello, era riuscita ad appropriarsi di ingenti somme di denaro del genitore attraverso prelievi in contanti eseguiti direttamente allo sportello bancario, solitamente in concomitanza dell’accredito della pensione e della riscossione di canoni di affitto di alcuni immobili affittati.
Le somme, prelevate dai conti correnti e dal patrimonio del padre, venivano periodicamente giustificate al Giudice tutelare con la presentazione di finti documenti di spesa, tra i quali anche le buste paga gonfiate della badante rumena dell’anziano, anche lei complice della figlia infedele.
L’attività investigativa della Guardia di finanza di Cagliari ha anche consentito di scoprire che l’amministratrice di sostegno aveva ottenuto indebitamente un contributo pubblico erogato dalla Regione nell’ambito del progetto “Ritornare a casa”, che punta a favorire il rientro o la permanenza in famiglia di persone disabili inserite in strutture residenziali a carattere sociale e/o sanitario, attraverso la presentazione di ricevute di spese, in gran parte false. Truffa che è stata possibile anche grazie alla complicità di due dipendenti del Comune di Decimoputzu, responsabili di non aver effettuato i dovuti controlli sulla veridicità dei documenti, come l’omessa indicazione, nella domanda di concessione del contributo, di dati reddituali essenziali per il calcolo dell’ammontare della somma dovuta.
I cinque responsabili sono stati denunciati per falsità in atti, peculato, false comunicazioni al giudice e truffa per indebita percezioni di sovvenzioni pubbliche. I due funzionari pubblici e l’amministratrice di sostegno son ostati anche segnalati alla Procura regionale della Corte dei conti per accertare i danni erariali. (red)
(admaioramedia.it)