Il 23 gennaio scorso, non appena resi pubblici gli accordi tra la Lega e il PsdAz per le elezioni politiche, il sindaco di Cagliari Massimo Zedda, che il terremoto elettorale del 4 marzo dipinge come un fossile politico di una stagione finita per sempre, cacciò senza complimenti dalla sua Giunta l’assessore ai Lavori pubblici, e segretario cittadino sardista, Gianni Chessa.
Zedda, davanti a un sonnacchioso Consiglio comunale, motivò la sua decisione con uno sconclusionato intervento che aveva citato alla rinfusa la data di approvazione delle leggi razziali (1938) e quella dell’entrata in vigore della Costituzione (1948), con l’evidente ‘non detto’ che Salvini e la Lega non avevano le carte in regola con ‘antifascismo’ e ‘antirazzismo’. A parte le confuse dissertazioni storiche zeddiane – chissà perché, forse per qualche ‘fraterno’ messaggio, addentratesi anche sui moti del 1848 – la fermezza di Chessa nel tener duro sulle legittime scelte politiche del suo partito, a costo della poltrona, fu causa di un episodio verdiniano che interessò tre dei quattro consiglieri sardisti, che ebbero la splendida idea di formare un nuovo gruppo fiancheggiatore di Zedda, che, al netto delle diffide del PsdAz, fu pomposamente battezzato “Autonomisti con Lussu”. Niente di strano. Sappiamo quanti cambi di casacca siano avvenuti nel Parlamento nazionale durante le ultime due legislature, tanto da svilire il principio costituzionale dell’assenza di vincolo del mandato in modo tale da rendere ampiamente maggioritarie le forze favorevoli alla sua, sacrosanta, abrogazione.
Nessuna sorpresa neppure per l’evocazione di Emilio Lussu, frequente da parte delle varie anime del sardismo che l’hanno spesso confuso col comunismo o con una più o meno imprescindibile militanza a sinistra, dato il precedente dei “Rossomori” (nome ispirato dal titolo di un noto libro di Lussu) che, pur essendo evaporati a livello regionale nel nulla avvolto nel niente del “Progetto Autodeterminazione”, sopravvivono allegramente sotto forma di fossile politico nel Consiglio comunale cagliaritano, col consigliere ‘iperantifascista’ Filippo Petrucci. Peccato che, come si suol dire, i numeri siano testardi, e che i risultati delle elezioni politiche, a Cagliari città, abbiano visto la ‘maggioranza’ zeddiana attestarsi al disotto del 30%, con un magrissimo 17% per il Pd, senza che i sedicenti “Autonomisti con Lussu” abbiano apportato altri voti alla politicamente traballante amministrazione cittadina, se non quelli degli stessi consiglieri che vi hanno aderito.
E questi ‘dannati’ numeri son talmente stressanti che la Lega a trazione Sardista ha ottenuto in città uno sfavillante 11%, senza paragoni nell’Italia meridionale e insulare e, certamente, ascrivibile al valore aggiunto dei ‘reprobi’ sardisti di Solinas e Chessa, il cui forte seguito nel quartiere popolare di Is Mirrionis non è certo evaporato perché Zedda ha fatto lo spiritoso su qualche data storica. Curioso destino, peraltro, quello di Gianni Chessa, che, nonostante i suoi trascorsi nell’Udc e nella giunta Floris, non era affatto considerato un ‘riciclato’ quando il PsdAz aveva concorso in modo decisivo all’evitabile riconferma di Zedda, e che lo è, di colpo, diventato non appena il suo partito si è alleato con Salvini.
Morale della favola: si sono spostati tre consiglieri, ma con loro nessun voto, e forse i tre ‘lussiani’, prevenendo un’auspicabile introduzione del vincolo di mandato farebbero meglio a dimettersi dal Consiglio comunale, se non altro per non incrementare il numero dei ‘fossili politici’ in un’Assemblea civica che, a cominciare dal Sindaco, ne è già piena. Perché il popolo sovrano, di certi giochetti, comincia ad averne le scatole piene.
Caesar
(admaioramedia.it)
3 Comments
Alessandro Dessì
Solo per sottolineare come “lo sfaviĺlante 11% è senza paragoni a livello meridionale e insulare” semplicemente perchè la Sardegna non è Italia meridionale nè insulare ma una nazionalitá a sè stante in tutto e per tutto. Ricordiamocelo sempre quando le analisi politiche evidenziano un’inenistante anomalia sarda.
Roberto Ajò
una descrizione appassionale…
Paola Greco
Se penso che è stato rieletto e senza ballottaggio come la prima volta dove lo davano perdente…..